La Fontana delle Novelle e Le pantofole magiche di Natale

Ciascuna storia, al momento, viene scritta e narrata in italiano e in inglese.

La traduzione dall'italiano (la lingua originale) all’inglese e la lettura delle storie sono eseguite con l’uso dell'Intelligenza Artificiale Generativa — che forse ha un tocco di magia... Speriamo abbia fatto un buon lavoro!

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Each story is currently written and narrated in both Italian and English.

The translation from Italian (the original language) to English and the reading of the stories are performed using Generative Artificial Intelligence — which perhaps has a touch of magic... We hope it has done a good job!

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La Fontana delle Novelle e Le pantofole magiche di Natale

C’era una volta la Fontana delle Novelle, ed era ancora lì, al centro di una piazza che forse, solo forse, qualcuno di voi conosce già. In un paese che non si sa dove né quando, le ore dell’orologio del campanile scandivano i giorni, i mesi e le stagioni.

“Din, don!” I rintocchi sembravano raccontare nuove storie ogni ora.

Era inverno, e un vento gelido soffiava da nord. L’insegna della gelateria “Arcobaleno” tintinnava lieve, e al suo interno, ogni pomeriggio, cioccolata calda fumante aspettava i bambini dopo la scuola. Decisamente troppo freddo per i loro famosissimi e buonissimi gelati volanti.

Ma il vero cuore della piazza era la fontana magica, avvolta da una coltre di ghiaccio. Le sue gocce, sciogliendosi lentamente, si trasformavano in parole scintillanti che srotolavano novelle prodigiose.

Dopo la scuola, una compagnia di bambini arrivò di corsa. Gli zaini volavano dappertutto mentre ridevano e si sfidavano a chi sarebbe stato il primo a indossare i pattini.

“Ti ho battuto!” gridò Marco, scivolando sulla pista ghiacciata.

“Solo perché io ho aiutato Sofia con la sciarpa!” rispose Giacomo.

In pochi minuti, erano tutti sul ghiaccio, facendo piroette e capriole tra risate e qualche caduta che li faceva ridere ancora di più.

Vestiti con cappotti colorati, guanti e cappelli, sembravano un arcobaleno in movimento. Per riscaldarsi, correvano al grande fuoco acceso su un lato della piazza, le guance rosse e i sorrisi larghi.

Ma quel pomeriggio speciale, qualcosa di diverso accadde. Un soffio di vento misterioso fece tremare il ghiaccio della fontana, e una melodia natalizia si diffuse nell’aria.

“Che strano… sentite?” chiese Sofia.

“Viene dalla fontana!” rispose Lucia, indicando un bagliore scintillante.

Le gocce ghiacciate iniziarono a brillare, trasformandosi in una vetrata incantata contornata da decorazioni natalizie. Due Elfi, con cappelli a punta rossi e verdi, apparvero ai lati e dissero:

“Avanti, avanti! Non abbiate paura. Attraversate la vetrata e vi condurremo in un’avventura che non dimenticherete mai!”

I bambini, incuriositi e un po’ emozionati, si presero per mano e attraversarono la vetrata, ritrovandosi su un tappeto volante che si muoveva leggero alla velocità di un soffio di vento.

“Stiamo… volando?” esclamò Maria.

“Proprio così!” rispose un Elfo. “Destinazione: Lapponia, la terra incantata di Babbo Natale!”

In un battito di ciglia, atterrarono su un paesaggio innevato. La neve era soffice come zucchero filato, e tutto intorno si estendeva una foresta magica. Ad attenderli c’era una fila di slitte guidate da renne dai grandi occhi scuri e una simpatica con il naso rosso e brillante.

Ma non erano sole: altri animali uscivano dalla foresta, incuriositi dai nuovi arrivati. Un gruppo di volpi dal pelo argentato si avvicinò timidamente, seguito da scoiattoli con le code folte e bianche come la neve. Dai rami più alti, gufi e civette osservavano la scena, e una famiglia di lepri saltellava felice intorno alle slitte. Persino un branco di alci maestosi si fece avanti, annuendo lentamente.

“Benvenuti, amici!” dissero gli animali in coro. “Seguiteci, vi accompagneremo al villaggio di Babbo Natale!”

Le slitte partirono in fila, zigzagando tra gli alberi decorati naturalmente con cristalli di ghiaccio. Ogni tanto i bambini si chinavano a salutare gli animali della foresta, che sembravano voler raccontare loro segreti del mondo magico.

Le renne avevano parcheggiato le slitte in una piazzetta. Tutto intorno un villaggio fantastico senza tempo, fatto di casette di legno con tetti innevati, illuminate da luci colorate che brillavano come stelle. Gli Elfi, con i loro cappelli a punta rossi e verdi, ridevano e scherzavano nell’aria gelida dell’inverno, mentre continuavano instancabili il loro lavoro: costruire i giocattoli richiesti nelle letterine indirizzate a Babbo Natale.

Nel villaggio c’erano cassette della posta per le letterine in arrivo: alcune strapiene, altre con biglietti ancora da leggere. Gli Elfi e gli abitanti del villaggio lavoravano tutti insieme per smistare le richieste e consegnarle a Babbo Natale. Era un via vai festoso, pieno di canti e risate.

Al centro della piazza si ergeva un enorme abete decorato con stelle di ghiaccio che brillavano come diamanti sotto la luce del cielo notturno. Ma la vera sorpresa erano le pantofole azzurre appese ai rami, fatte di filo di stelle e legate con nastri rossi. Ognuna portava un campanellino magico che suonava “Din, din, din” al minimo movimento.

“Guardate!” esclamò Giulia. “Ci sono dei nomi su ogni pantofola!”

Gli Elfi iniziarono a distribuirle, ma nel caos della consegna i nomi si mescolarono.

“Queste sono le mie!” gridò Stefano.

“No, sono le mie!” ribatté Francesca, ridendo.

Alla fine, le pantofole magiche si moltiplicarono da sole, e ognuno trovò il proprio paio. Quando le indossarono, scoprirono il loro segreto: potevano volare!

I bambini volarono fino alla casa di Babbo Natale, bussarono al grande portone e, con un “Toc, toc,” la porta si spalanco e furono accolti dal grande uomo con la barba bianca.

Dietro di lui si apriva una stanza che sembrava non finire mai. Su scaffali di legno lucente erano disposti un’immensa quantità di giocattoli, tutti ben impacchettati e pronti per le consegne della notte di Natale.

“Che meraviglia!” esclamarono i bambini, con gli occhi spalancati davanti a tanta magia.

Per loro, Babbo Natale era come un nonno fantastico e super simpatico. Tutti gli si avvicinano per abbracciarlo e qualcuno gli tiro anche la lunga barba bianca per vedere se era vera davvero!

“Babbo Natale,” chiesero in coro, “potresti mettere un paio di pantofole con il campanellino su ogni regalo che consegnerai sulla Terra?”

Senza pensarci un attimo, Babbo Natale scoppiò in una risata calorosa e accettò con entusiasmo. Sapeva bene che la sua più grande felicità era regalare gioia e sorrisi a tutti i bambini del mondo.

Così, la notte di Natale, ogni bambino ricevette in dono le pantofole magiche, spruzzate di polvere fatata. Indossandole, poterono volare sui tetti delle loro città, incontrandosi e salutandosi con risate e suoni festosi. 

All’alba, Babbo Natale, sulla via del ritorno al Polo Nord, osservò con gioia il movimento sui tetti di ogni angolo del pianeta. “Din, din, din,” risuonavano armoniosamente i campanellini delle pantofole, creando una melodia natalizia che avvolgeva il mondo intero.

La magia di Natale si era avverata, per merito degli intrepidi viaggiatori della Fontana delle Novelle, e quando il suo incanto finì, le renne riportarono veloci come un fulmine tutti i bambini nella piazza incantata, davanti alla Gelateria Arcobaleno; il fuoco ardeva ancora, e la cioccolata era ancora bella calda. 

La fontana brillava sotto i fiocchi di neve, e i rintocchi del campanile, “Din, don,” sembravano promettere un’altra fantastica novella.

Forse, chissà, la prossima volta, sarete voi i protagonisti.

Buone Feste a tutti. 


The Fountain of Tales and the Magical Christmas Slippers

Once upon a time, there was the Fountain of Tales, and it was still there, in the center of a square that maybe, just maybe, some of you already know. In a place whose location and time were unknown, the clock tower’s chimes marked the passing of days, months, and seasons.

With the sounds of his bells, the clock seemed to tell new stories every hour.

It was winter, and a cold wind blew from the north. The sign of the ice cream shop “Arcobaleno” tinkled softly, and inside, every afternoon, steaming hot chocolate awaited the children after school. Far too cold for their famous and delicious flying ice creams.

But the true heart of the square was the magical fountain, wrapped in a layer of ice. Its droplets, melting slowly, transformed into shimmering words that unraveled wondrous tales.

After school, a group of children ran in. Backpacks flew everywhere as they laughed and challenged each other to see who would be the first to put on their skates.

“I beat you!” shouted Marco, sliding onto the icy rink.

“Only because I helped Sofia with her scarf!” replied Giacomo.

In just a few minutes, they were all on the ice, spinning and twirling amidst laughter and the occasional “Ouch!” that make them laugh even more.

Dressed in colorful coats, gloves, and hats, they looked like a rainbow in motion. To warm up, they ran to the large fire lit on one side of the square, their cheeks red and their smiles wide.

But on that special afternoon, something different happened. A mysterious gust of wind made the fountain’s ice tremble, and a Christmas melody filled the air.

“How strange… do you hear that?” asked Sofia.

“It’s coming from the fountain!” replied Lucia, pointing at a sparkling glow.

The frozen droplets began to shine, transforming into an enchanted window outlined with Christmas decorations. Two elves, wearing red and green pointy hats, appeared on either side and said:

“Come on, come on! Don’t be afraid. Step through the window, and we’ll take you on an adventure you’ll never forget!”

The children, curious and a little excited, held hands and stepped through the window, finding themselves on a flying carpet that moved as lightly as a gust of wind.

“Are we… flying?” exclaimed Maria.

“Exactly!” replied an elf. “Destination: Lapland, Santa Claus’s enchanted land!”

In the blink of an eye, they landed in a snowy landscape. The snow was as soft as cotton candy, and all around stretched a magical forest. Waiting for them was a line of sleds led by reindeer with big dark eyes—and one with a bright red nose.

But they weren’t alone: other animals emerged from the forest, curious about the new arrivals. A group of silver-furred foxes approached timidly, followed by squirrels with fluffy white tails like snow. From the highest branches, owls and barn owls watched the scene, and a family of hares hopped happily around the sleds. Even a herd of majestic moose stepped forward, nodding slowly.

“Welcome, friends!” the animals said in unison. “Follow us; we’ll take you to Santa’s village!”

The sleds departed in a line, zigzagging between trees naturally decorated with ice crystals. Occasionally, the children leaned over to greet the forest animals, who seemed eager to share secrets of the magical world.

The reindeer parked the sleds in a small square. Surrounding it was a timeless, fantastic village made of wooden houses with snow-covered roofs, illuminated by colorful lights shining like stars. The elves, wearing their red and green pointy hats, laughed and joked in the frosty winter air as they tirelessly continued their work: building the toys requested in the letters sent to Santa.

In the village, there were mailboxes for incoming letters—some overflowing, others with notes still waiting to be read. The elves and village residents worked together to sort the requests and deliver them to Santa. It was a festive bustle, filled with songs and laughter.

In the center of the square stood an enormous fir tree, decorated with ice stars that sparkled like diamonds under the night sky. But the real surprise was the blue slippers hanging from its branches, made of stardust threads and tied with red ribbons. Each slipper carried a magical bell that rang “Ding, ding, ding” with the slightest movement.

“Look!” exclaimed Giulia. “There are names on each slipper!”

The elves began distributing them, but in the chaos of the delivery, the names got mixed up.

“These are mine!” shouted Stefano.

“No, they’re mine!” Francesca replied, laughing.

In the end, the magical slippers multiplied themselves, and everyone found their own pair. When they put them on, they discovered their secret: they could fly!

The children flew to Santa’s house, knocked on the grand door, and with a “Knock, knock,” it swung open, revealing the great man with the white beard.

Behind him was a room that seemed to stretch endlessly. On shining wooden shelves was an immense collection of toys, all neatly wrapped and ready for delivery on Christmas Eve.

“How wonderful!” exclaimed the children, their eyes wide with amazement.

To them, Santa was like the most fantastic and friendly grandfather. They all rushed to hug him, and someone even tugged on his long white beard to see if it was really real!

“Santa,” they asked in unison, “could you put a pair of slippers with a bell on every gift you deliver on Earth?”

Without hesitation, Santa burst into a warm laugh and enthusiastically agreed. He knew well that his greatest joy was bringing happiness and smiles to all the children in the world.

And so, on Christmas Eve, every child received magical slippers sprinkled with fairy dust. By wearing them, they could fly across the rooftops of their cities, meeting and greeting each other with laughter and festive sounds.

At dawn, Santa, on his way back to the North Pole, joyfully watched the activity on rooftops in every corner of the planet. “Ding, ding, ding,” the slippers’ bells rang harmoniously, creating a Christmas melody that wrapped the whole world.

The magic of Christmas had come true, thanks to the intrepid travelers of the Fountain of Tales. When its enchantment faded, the reindeer swiftly brought all the children back to the enchanted square, in front of the Arcobaleno Ice Cream Shop. The fire was still burning, and the hot chocolate was still warm.

The fountain sparkled under the falling snowflakes, and the chimes of the clock tower, “Ding, dong,” seemed to promise another fantastic tale.

Maybe, who knows, next time, you’ll be the protagonists.

Happy Holidays to everyone!

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